Averne di maestri così, a meno di 1.400 euro al mese. Peccato che questo docente di scuola primaria
- ma lui preferisce la vecchia dizione - si sia messo in testa un'idea
davvero balzana, di questi tempi: crede che i suoi figli, e i suoi alunni, e
i suoi simili, insomma gli uomini in generale, siano fatti a immagine e somiglianza
di Dio, anziché delle scimmie. Cioè siano frutto della creazione, non dell'
evoluzione. E, quel che è peggio, s'è pure messo a insegnarlo
a scuola. Non l'ha spacciata come verità di fede. Ha solo esposto una
teoria: la vita come esito di un Progetto intelligente anziché del Caso.
È andata come doveva andare: s'è rovinato la sua, di
vita. Proteste delle famiglie. Ispezione ministeriale. Ipertensione arteriosa con punte fino a 160
di minima e 220 di massima. Sette mesi di malattia. Due
visite fiscali domiciliari la settimana. Trasferimento per incompatibilità ambientale dalla scuola Giuseppe Garibaldi
alla scuola Mario Mazza. Adesso Demme ha condensato la
sua lunare esperienza in un dattiloscritto di 103 pagine che aspetta solo
un editore. S'intitola A scuola dall'Anticristo. Cronache dell'orrore nella
scuola elementare di Stato. «Se non fosse stato
per un'interpellanza al ministro dell'Istruzione presentata da un deputato
che nemmeno conosco, l'onorevole Stefano Losurdo, mi sa
che avrei dovuto cercarmi un altro modo per mantenere la mia famiglia». Sarebbe stata
una doppia tragedia, perché questo maestro, laureato in lettere e
già docente nei licei, è arrivato nella scuola elementare per passione, non per
caso, a 40 anni. Oggi ne ha 55.In precedenza Demme aveva fatto il giornalista professionista.
Era redattore dell'Unità. «Ho rischiato di ritrovarmi come direttore
Massimo D'Alema, che era stato mio compagno di studi all'Andrea
D'Oria, il liceo classico della buona borghesia. Mi è andata bene: ci
entrai sei anni prima, quando alla direzione c'era Emanuele Macaluso. Una
parte dello stipendio bisognava versarla al Pci».
Pochi giorni dopo averlo assunto, lo misero in cassa integrazione insieme con
altri colleghi. «Ma questo sarebbe stato il meno. È che avrebbero preteso di farci
lavorare ugualmente di nascosto, in nero. Risposi che me ne sarei andato a pescare
in Spagna. E così feci: a Burguete, vicino a Pamplona, un posto hemingwayano.
Al ritorno, non riuscii più a trovare lavoro a Genova. Porte sbarrate.
Alla fine dovetti restituire la tessera dell'Ordine dei giornalisti».
Nello stesso periodo Demme si avvicinò alla fede. «Quando stavo all'Unità, più che ateo o
anticattolico diciamo che ero agnostico. Giovanni Paolo II si salvò dai proiettili sparati
da Ali Agca nel giorno dedicato alla Madonna di Fatima. Andai a leggermi
la storia di questi tre pastorelli portoghesi: capii che avevano previsto con
anni di anticipo tutti i grandi avvenimenti del Novecento, incluso l'attentato
al Papa. Dopo qualche mese bussò alla mia porta una venditrice di
libri, che riuscì a vendermi un volume su Medjugorje. Ci sono andato in viaggio
di nozze. Il primo rosario l'ho recitato con Cristina. Mi sono sentito come
la volpe stanata dal bosco, costretta a correre allo scoperto, di cui parla
Lewis, l'autore delle Cronache di Narnia. Ho dovuto dire: va bene, hai vinto,
c'è Qualcosa».
L'ha convertita sua moglie?
«Ci siamo conosciuti frequentando lo stesso confessore, padre Eugenio Ferrarotti,
superiore della chiesa di San Filippo; è morto una decina d'anni fa.
Ho visto un serio funzionario del Psi genovese, non credente e vitaiolo, guarire
da una serie di gravi quanto misteriose malattie dopoun esorcismo praticatogli
da padre Eugenio».
La fede è all'origine dei suoi guai a scuola?
«Di sicuro non mi ha giovato. Alla ripresa delle lezioni, nel settembre 2006, mi fu tolta
la seconda classe, che avrei dovuto accompagnare dalla prima alla quinta. Feci mettere
a verbale nel collegio dei docenti che il dirigente scolastico mi aveva motivato
la decisione con le lamentele di tre mamme perché avevo insegnato che sull'
origine dell'uomo esistono altre teorie oltre a quella evoluzionista. L'
ispettore ha scritto che la censura critica nei miei riguardi è di
tipo didattico, non ideologico. In pratica ha riaffermato implicitamente che l'
evoluzionismo è dottrina di Stato. Il tutto, giova precisarlo, è arrivato dopo
otto anni di screzi».
Che genere di screzi?
«Ho contestato il materiale didattico di un gruppo di maestre femministe che decantava
la conquista dell'aborto e accusava la Chiesa di aver sfruttato
la prostituzione. Ho impedito che venissero distribuiti in orario di servizio i
volantini della Cgil. Quando, prima della riforma Moratti, lo studio della
storia arrivava fino ai giorni nostri, ho parlato in classe del
comunismo».
Ahi!
«Certo in maniera più imparziale rispetto a quanto riportato nel testo per le quinte Voglia di
conoscere, pagina 293: Nel 1924 morì Lenin; gli successe Stalin, che instaurò
una spietata dittatura. L'opposizione interna venne stroncata e
qualsiasi forma di democrazia eliminata . Si fa intendere ai bambini che
con Lenin non c'era la dittatura, bensì la democrazia. Inoltre al tempo
della guerra in Irak non ho esposto alla finestra la bandiera della pace, come
hanno fatto gli altri colleghi».
Da impiccagione.
«Un po'come ribellarsi all'ecologismo, mettere in discussione il Protocollo di
Kyoto, dire che l'acqua è un bene riciclabile dal momento che evapora
e si trasforma da nuvole in pioggia. O negare l'effetto serra, come ha
fatto Michael Crichton, il bestsellerista di Jurassic Park, Coma profondo e E.R.
Medici in prima linea. Tutte eresie, nella scuola di oggi».
Chi verifica che i libri adottati dai maestri siano veritieri e
imparziali?
«Nessuno. Ho dovuto scrivermene uno per esasperazione. Un libro di storia, Prima
e dopo, nel senso di prima e dopo il Cristianesimo. L'ho mandato a una
casa editrice molto sensibile al tema. Mi ha risposto informalmente che il testo
è valido ma non vuole impegolarsi nel ginepraio della scuola elementare».
Che cosa c'è di sbagliato nella teoria dell'evoluzione della specie?
«Il padre della teoria, innanzitutto. Charles Darwin, un naturalista convinto che a
forza di pensare si espandessero le ossa del cranio. Di ritorno dalle isole Galápagos
la sorella gli disse: Oh, ti si è allargata la testa , e lui,
anziché riderci su, la prese come una conferma della propria teoria. Discendiamo
dall'uomo di Neanderthal? A me risulta che non siamo nemmeno
parenti. Lo hanno accertato ricercatori americani della Pennsylvania State
University estraendo il codice genetico dalle ossa del primo cavernicolo
scoperto 151 anni fa nella valle di Neander, in Germania: sono state riscontrate
27 differenze sostanziali col nostro Dna mitocondriale, quello che si trasmette
praticamente invariato da madre a figlio».
Ma scienza e fede non avevano trovato un punto d'intesa? L'evoluzione teistica concilia
il Big bang, l'esplosione creata da Dio dalla quale 13,7 miliardi
di anni fa avrebbe tratto origine l'universo, con la successiva
comparsa delle varie forme di vita, uomo incluso.
«Certo, a patto che resti l'idea della creazione iniziale e sia fatta salva
la teoria monogenetica, quella per cui tutti gli uomini discendono dagli stessi
progenitori».
La Chiesa cattolica non ha una posizione ufficiale sul darwinismo, lascia l'
ultima parola alla scienza.
«Il discorso è più scientifico che teologico. Nessuno è mai riuscito a spiegare il
passaggio dal brodo primordiale alla complessità della cellula. Come e perché
le cellule si sono unite e organizzate sino a formare organismi superiori? Il
salto dall'animale all'uomo risponde a una concezione magica della
scienza. Perché non siamo circondati da forme di vita intermedie?».
Il tempo delle ciliegie, libro di storia e geografia per le classi terze,
insegna che
«per dare una spiegazione alla loro esistenza» gli uomini si sono inventati
«esseri superiori» e «accadimenti fantastici». In una parola si sono inventati
Dio.
«Guardi che questi testi sono adottati persino nelle primarie che dipendono da istituti religiosi. In una di
queste scuole hanno proiettato agli alunni un documentario sui primati che si concludeva
così: Oggi sono scimmie,mafra chissà quanti anni potrebbero diventare come
te . D'altronde Peter Singer, luminare della bioetica che
insegna a Princeton, osannato da Time fra i 15 pensatori più importanti del mondo,
sostiene che una scimmia vale più di un handicappato. Non a caso è
il filosofo che ha invocato per i figli dell'uomo un periodo di 28 giorni
dopo la nascita prima che un infante possa essere accettato con gli stessi
diritti degli altri ».
Giovanni Paolo II disse che l'ipotesi evoluzionistica era «più che una
teoria».
«Il Papa attuale mi sembra più critico. Joseph
Ratzinger era ancora cardinale quando metteva in guardia l'umanità:
Tutto deve ridiventare fisica. La teoria dell'evoluzione si è
sempre più venuta delineando come la via per far scomparire finalmente la metafisica, per
far apparire superflua l'ipotesi Dio . Ci lascino almeno
lo spazio per l'enunciazione di altre teorie. È un discorso di libertà. No,
l'unica libertà accettata è quella che nel testo di religione Passi di
pace per le classi quarta e quinta mette San Pio da Pietrelcina e Madre Teresa
di Calcutta sullo stesso piano di padre Alex Zanotelli e Gino Strada. Col nullaosta
della Cei e l'imprimatur del vescovo di Casale Monferrato».
A scuola dall'Anticristo. Perché ha scelto questo titolo per il
suo libro?
«Basta leggere lo studio Il mito della scuola unica di Charles Glenn. Nelle aule trionfa la mentalità massonica ottocentesca che concepiva
la scuola di Stato quale strumento per sottrarre alla Chiesa la
possibilità di educare le nuove generazioni. La Rivista della Massoneria lo scriveva
nel 1879: L'unico modo per abbattere la superstizione del
sacramento della confessione è la scuola. La scuola è il cannone
della battaglia morale , e infatti oggi i miei scolari sono sospinti verso il
paganesimo: anziché in Gesù credono nei Gormiti, personaggi di plastica che manifestano
la loro divinità attraverso il potere sulla natura. Anche nella Cambogia
di Pol Pot la pretesa di rifondare il mondo passava attraverso l'indottrinamento dei
bambini, lavagne bianche da cui tenere lontana qualsiasi
traccia di tradizione per potervi scrivere sopra a piacimento. Chi
controlla il passato, controlla il presente , profetò George Orwell,
quello del Grande Fratello e della Fattoria degli animali. La lavagna
è quasi bianca anche in Italia».
Dice?
«Dico. E aggiungo, per esperienza personale: chi prova a riempirla di contenuti cristiani si attira grandi sventure.
Lei pensi che sono stato convocato in curia dal responsabile diocesano
dell'ufficio scuola. Teneva fra le mani la fotocopia di una
mia dispensa di storia in cui dimostravo che Cristoforo Colombo era interessato all'evangelizzazione.
Mi ha dato dell'integralista. Eppure era il
pensiero di Papa Wojtyla. La scuola di Stato si mantiene neutra su tutto e così
facendo serve i gruppi di potere. Una situazione ben fotografata in una scritta che
don Luigi Giussani notò molti anni orsono sui muri di un liceo milanese: Questa
scuola puzza di niente . Detta legge il relativismo. Speriamo non
diventi veltronismo: ha ragione Tizio ma anche Caio».
Come rimediare?
«L'unico principio che deve valere è quello della sussidiarietà: il potere pubblico
si limita a svolgere solo le attività che i privati non siano in grado di
compiere. Bisogna farla finita con la scuola unica di Stato, restituire ai genitori
la libertà di scegliere per i loro figli il tipo d'istruzione che
ritengono giusta. I bambini stanno più tempo in aula che gli operai in fabbrica:
40 ore settimanali. Solo a Sparta rimanevano così a lungo lontano da
casa».
La scuola è diventata la Grande Balia.
«Ha soppiantato la famiglia. Ho avuto una vivace discussione con una collega per i
campioncini di dentifricio distribuiti gratuitamente dalla Mentadent. Una lodevole
iniziativa, secondo lei. Io invece sono del parere che insegnare l'igiene
orale sia compito dei genitori. Questa idea che tu, famiglia, mi consegni
il bimbo innocente e io, scuola, te lo restituisco dopo un po'd'anni
provvisto di tutte le virtù civiche e di tutte le competenze è aberrante. Abbiamo
creato una generazione d'orfani di genitori vivi».
La famiglia non sta meglio della scuola.
«No, in effetti. Se io osassi parlare in classe della famiglia marito-moglie-figli, finirei linciato. Le racconterò la storia di Alice,
nome di fantasia. Mamma e papà molto belli con quattro figli,
il più grande di appena 6 anni. La signora s'invaghisce di uno sconosciuto, che
ben presto si presenta a scuola: Sono l'altro papà di Alice
, dice proprio così, vi lascio il numero del mio telefonino .
Alice comincia ad avere due case, diventa svogliata, non fa i compiti perché
libri e quaderni sono sparsi in due mondi diversi. I quattro fratelli non accettano
il nuovo papà. Ma pazienza, arriva un fratellino. La quinta gravidanza segna
la mamma: ora è un'ex bella donna. Gli insegnanti la vedono per
l'ultima volta a una festa scolastica di fine anno. Qualche giorno dopo
la signora è sul terrazzo di fronte al mare col papà del suo nuovo figlio. Porge
il neonato al compagno, scavalca il parapetto e si butta giù. Muore prima di
arrivare all'ospedale».
di Stefano Lorenzetto
Il Giornale, domenica 30 marzo 2008