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PARITA', 110 MILIARDI E BUONO SCUOLA.

L'approvazione, avvenuta il 4 novembre 1997 in Commissione Bilancio del Senato, di uno stanziamento alle scuole non statali nella prossima manovra Finanziaria, ha momentaneamente scongiurato il rischio di una spaccatura nella coalizione di Governo. Il voto favorevole del Polo per le Libertà, mentre ha contribuito alla costituzione di un "fronte trasversale" fondato sui valori, ha contestualmente posto il PPI nella condizione di dover dare difficili spiegazioni ai suoi "grandi elettori": perché, dalla richiesta iniziale di 150 miliardi, ha immediatamente accettato un ridimensionamento a 110? perché, poi, ha consentito alla suddivisione di gran parte dell'importo approvato (60 miliardi) tra scuole materne statali e non?

La divisione all'interno dell'Ulivo é peraltro destinata ad accentuarsi in occasione della votazione alla Camera, dove l'appoggio del Polo per le Libertà potrebbe risultare molto più determinante e, quindi, foriero di problemi.

Infine, a complicare ulteriormente le cose, potrebbe essere l'appello - sostenuto da 118 firme di parlamentari del centro-destra e docenti universitari - a favore di una "Libera scuola in libero Stato", che sostanzialmente ripropone, come modalità di finanziamento scolastico, quella del cosiddetto "buono scuola".

 A chi si chiedesse perché l'appello abbia raccolto il consenso di un solo esponente del PPI, propongo come risposta - tra le tante possibili - quella del carattere fondamentalmente pericoloso del "buono" rispetto agli altri strumenti dell'egemonia culturale progressista. E' ormai evidente che il Disegno di Legge sulla parità e l'insieme dei provvedimenti che costituiscono la "Riforma Berlinguer", obbediscono alla logica totalitaria di controllo del potere culturale da parte del potere politico; in ambito educativo ciò si traduce principalmente in una rigida definizione degli obiettivi formativi e nel controllo delle fonti economiche delle istituzioni educative, dalle scuole materne all'università. Al contrario, la formula del "buono scuola", pur venendo talvolta criticata, presenta l'indubbio vantaggio di lasciare alle famiglie la decisione sull'istituzione da sostenere con l'iscrizione dei figli e, quindi, sminuisce il ruolo dello Stato nella decisione del chi finanziare in cambio di che cosa.

 Dunque, se l'Ulivo ha accettato il finanziamento delle scuole libere, é anche perché lo considera meno pericoloso del diffondersi di uno Stato sussidiario alla società, la cui prima espressione é la famiglia.

Se l'opposizione al disegno socialista tecnocratico non può che sfruttare le occasioni concrete per scardinare i tasselli del "mosaico" berlingueriano, non va dimenticato che strumenti come il "buono scuola" - o la riflessione sul valore legale dei titoli di studio - possono dare inizio al processo verso una vera la libertà per l'educazione.